L’esistenza di un’interdipendenza tra pensieri, emozioni e salute, ci dice che le esperienze che viviamo vengono riflesse su tutti i livelli del nostro essere in base a come noi li percepiamo. Per esempio, un gesto che abbiamo interpretato come offensivo ai nostri riguardi può scatenare un flusso di pensieri inarrestabile, ci fa chiudere lo stomaco e fa produrre al nostro corpo ormoni che ci rendono estremamente attivi e irritabili. Uno stress moderato come l’ansia nel periodo che precede un esame può indebolire le difese del nostro organismo (riducendo in maniera significativa il numero dei linfociti T, delle cellule T-helper e dell’attività delle cellule Natural Killer), rendendoci più permeabili alle malattie (Darby e Fannon, 1995).
Allo stesso modo quando siamo innamorati, sentiamo un’espansione e una felicità estreme dati dalla produzione di endorfine, dopamina, ossitocina e altre sostanze che creano in noi la sensazione di piacere, gioia e appagamento, e che al tempo stesso promuovono una buona funzionalità immunitaria.
Un potere che fa riflettere
Questa relazione così stretta tra psiche e corpo ci dice che ciascuno ha un ruolo nel proprio stato di salute, in quanto il modo di percepire e di reagire agli eventi della vita ha una sua traduzione a livello di biochimica interna, la quale condiziona le funzioni vitali, le risposte immunitarie, l’ambiente cellulare e i tessuti che costituiscono gli organi.
Abbiamo perciò un grande potere di influenzare il nostro benessere nel suo complesso, ma questa consapevolezza, come ho avuto modo di sperimentare, può essere vissuta in modo diverso da ciascuno. Quando è percepita in modo “sano” viene considerata un punto di forza, dal momento che la persona sente di avere tanti e nuovi strumenti al suo fianco per tutelare la qualità della sua vita e la propria salute. Nei casi in cui invece viene percepita in modo “malsano”, la “responsabilità” di prendersi cura di sé viene confusa con la “colpa” di essersi ammalati o di non riuscire a guarire.
Questa convinzione interiore poggia su una tendenza diffusa a semplificare e pensare in termini di causa-effetto anziché di sistema complesso. È dunque importante fare un po’ di chiarezza, al fine di trarre la massima utilità possibile dalle dinamiche esistenti tra mente e corpo, evitando di trasformarle in una nuova fonte di stress anziché in un utile strumento di ritorno alla salute o di preservazione della stessa.
“Colpa” e complessità
Più le conoscenze in campo scientifico vanno avanti e più si prende atto di quanto sia vasto l’universo di segnali che vengono scambiati tra le dimensioni materiali e immateriali dell’essere umano e tra questo e l’ambiente nel quale vive. Le dinamiche di salute e malattia sono il risultato dell’interazione tra una pluralità di fattori ambientali, caratteriali, genetici, alimentari, psicologici, emozionali e di stili di vita, i quali creano un livello di complessità così elevato da rappresentare ancora un grande mistero per l’essere umano. Attualmente è estremamente azzardato affermare che una malattia come il cancro si debba a una causa specifica, per il semplice fatto che ogni essere umano attua un tipo di risposta proprio e unico a tutte queste variabili.
Significato e “responsabilità”
Il fatto di attribuire alla malattia una collocazione nel racconto della nostra vita, non ha dunque l’obiettivo di trovare dei colpevoli, di capire chi ha sbagliato per poterlo punire, ma semplicemente quello di riconoscere e dare un nome agli errori che non vogliamo più commettere e di trovare dei messaggi di amore e saggezza verso noi stessi che ci aiutino a costruire la vita che davvero vogliamo, da oggi in avanti.
Il concetto di “responsabilità” nello stato di salute non è dunque da interpretarsi come “colpa” dell’essersi ammalati o di non riuscire a guarire, niente di più lontano da ciò. Nessuno al momento può dire con certezza che cosa in condizioni simili faccia ammalare una persona e un’altra no, che cosa permetta a qualcuno di guarire e a qualcun altro no, ci muoviamo nel campo delle probabilità. Un simile senso di colpa inoltre, oltre a non avere alcuna giustificazione, ha un effetto “tossico”, in quanto consuma una gran parte di quelle energie che invece dovrebbero essere preservate per cercare di tornare in forma.
Siamo “responsabili” nel senso di essere persone mature che decidono di occuparsi in prima persona di loro stesse in base alle migliori conoscenze disponibili. Oggi sappiamo che ci sono stati emozionali che favoriscono la salute e stati emozionali che possono destabilizzarla e, al fine di preservarla, è dunque nostro compito attivarci per mettere in campo anche gli strumenti e le risorse che descriviamo negli articoli di questo sito e che sono oggetto dei Seminari del metodo Simonton e del corso di formazione TRALS, che ciascuno può usare per massimizzare le sue possibilità di tornare a stare bene.
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Bibliografia
Darby B.R., Fannon L.D. (1995), “Measurement of the immune system in response to psychological intervention”, in Neuroimmunology, Phillips I. & Evans D., volume 24, pp. 310-320.
Foto di Andre Mouton da Unsplash