Tra i fattori che favoriscono la salute, il fatto di godere di un’esistenza in armonia con la propria natura costituisce sicuramente un fattore di primaria importanza. Eppure non si incontrano tante persone intimamente soddisfatte della loro vita. Di fronte alla domanda «Tu pensi di avere una vita che sia in armonia con la tua natura, con i tuoi bisogni profondi?», la maggior parte degli individui risponde che vorrebbe apportare dei cambiamenti alla propria quotidianità, mentre altri non sanno proprio cosa dire. A volte ciò è dovuto al fatto che, nel ritmo frenetico della vita quotidiana, hanno proprio smesso di chiedersi quali siano i propri bisogni, sia perché l’abitudine a organizzare le giornate in base a una serie di automatismi è percepita come una “normalità” che raramente viene messa in discussione.
Sembra che il momento di chiedersi se la vita che stiamo facendo ci faccia o meno sentire davvero vivi possa essere sempre spostato in avanti, in un tempo dai confini indefiniti. Questo crea un allontanamento dal proprio sentire e porta a perdere la bussola della propria vitalità e dei propri desideri fino a che accade qualcosa che ci fa dubitare se sia saggio rimandare ancora, come quando si riceve una diagnosi di malattia, per esempio.
Ritrovare la direzione delle propria spinta vitale, nel momento in cui si presenta un problema di salute che ci fa preoccupare, diventa un’assoluta priorità. A tal fine è importante iniziare dal fare chiarezza su quali siano le cose che ci regalano la carica che ci serve e quelle che ce la tolgono.
Una delle prime cose che nei Seminari del metodo Simonton viene proposta ai partecipanti è di chiedersi più volte al giorno, con l’aiuto di un puntino sul dito, un sonaglio nel portachiavi o una sveglia nel telefono, «Come mi sento adesso? Cosa potrei fare per stare ancora meglio?» (Kaspar, 2018). Queste domande dovrebbero accompagnare ciascuno di noi per diverse settimane, fino a quando non le avremo integrate, al punto che saranno sempre al lavoro e agiranno sulle nostre scelte quotidiane anche se non ne saremo consapevoli.
Per aiutarvi a identificare i vostri potenziali bisogni e a usare le emozioni come “bussola”, al fine di comprendere se questi vengano o meno soddisfatti, vi propongo le liste in allegato, provenienti dal lavoro sulla Comunicazione Non Violenta di Marshall Rosenberg (Rosenberg, 1998). La Lista dei bisogni fondamentali di ogni essere umano ci racconta a cosa ciascuno di noi aspira per stare bene, e tante persone si sorprendono nell’apprendere che le loro esigenze non sono “strane” o “esagerate”, ma assolutamente naturali. E spesso questo permette loro di iniziare a dare alle proprie necessità diritto di cittadinanza.
Le due Liste dei sentimenti, quelli che proviamo quando i nostri bisogni vengono soddisfatti e quelli che emergono quando invece questi non trovano risposta, sono di grande aiuto per mettere meglio a fuoco le sfumature delle nostre emozioni. Queste, a loro volta, ci rendono più facile risalire all’evento che ha creato un prima e un dopo nel nostro cambio di umore, e se diventa chiaro quale siano state la situazione, la parola, o il tono di voce che possono averlo causato, potremo fermarci un attimo per chiederci quale dei nostri bisogni sia stato o non sia stato soddisfatto. Potremo così trasformare un evento a prima vista sgradevole, in una leva per conoscere meglio noi stessi e chiederci chi è realmente il responsabile di soddisfare quelle necessità: siamo noi o sono gli altri?
Nota: il Counseling non è psicoterapia, né un intervento di cura o un’attività sanitaria. Il Counseling è una professione disciplinata dalla Legge n. 4 del 14 gennaio 2013.
Bibliografia
Kaspar C., 2018, Il metodo Simonton anticancro, Feltrinelli
Rosenberg M. B. (1998), Nonviolent Communication, Puddle Dancer Press, Encinatas (CA) (trad. it. Le parole sono finestre (oppure muri). Introduzione alla Comunicazione Nonviolenta, Esserci Edizioni, Reggio Emilia, 2003).
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