Remissioni di malattia
A volte sentiamo storie di persone guarite da una malattia generalmente ritenuta incurabile o che, nonostante una prognosi di qualche mese, sono ancora tra noi, dopo molti anni, a vivere la loro vita.
Casi come questi scatenano sempre tante domande: sono davvero episodi così straordinari? Sono veramente così rari? Esiste una base dati di tutte le persone che hanno sperimentato una guarigione inspiegabile? È stato studiato cosa l’abbia resa possibile? Se vuoi conoscere le risposte, ti consiglio vivamente di leggere questo articolo fino alla fine.
Pur in mancanza di risposte certe e definitive, a oggi iniziano a emergere ipotesi esplicative e percorsi di salutogenesi che favoriscono le capacità del sistema psicofisico di pervenire a nuovi e migliori equilibri. Il metodo Simonton è stato il primo ed è a tutt’oggi il più noto di questi percorsi.
Quando una malattia regredisce, nel linguaggio medico si parla di “remissione”. Detta remissione può essere considerata il risultato delle cure, ovvero trattarsi di una “remissione standard”, oppure può non ricevere spiegazione, nel qual caso si parla di “remissione spontanea”. Si usa il termine “spontaneo” per indicare qualcosa che accade gradualmente nel tempo e che ha a che fare con la naturale inclinazione di un sistema psicofisico a mettere in atto meccanismi che lo riportino a ritrovare il suo equilibrio.
Remissione standard
Una remissione di malattia “standard” è quella che rispetta le aspettative dei medici. Per esempio, in presenza di un cancro considerato maggiormente “trattabile”, come quello del seno, e sul quale si interviene precocemente (ovvero quando questo è ancora localizzato in un solo punto), i medici si aspettano statisticamente che la donna resti liberi dalla malattia per cinque anni, dopo aver seguito un protocollo formato da un intervento chirurgico, chemioterapia e/o radioterapia. Queste aspettative cambiano notevolmente in base al tipo di tessuto interessato, esistendo tipologie di cancro con prognosi meno favorevoli1, per le quali le cure non sono altrettanto efficaci2.
Remissione spontanea
La remissione spontanea è invece la scomparsa, completa o incompleta di una malattia o di un cancro in assenza di un trattamento medico o in presenza di una terapia considerata inefficace (dalla medicina ufficiale) al fine di produrre la scomparsa dei sintomi o il ripristino dei tessuti. Si tratta di una remissione statisticamente inaspettata, tenendo conto di variabili come il tipo di cancro, lo stadio dello stesso e il trattamento medico ricevuto.
Più in concreto possiamo avere casi di (Hirshberg, O’Regan, 1993):
- remissione “pura”: una persona diviene libera da cancro senza aver seguito i protocolli della medicina convenzionale;
- remissione connessa a un trattamento medico inadeguato: è il caso nel quale una remissione avviene anche a dispetto di una terapia convenzionale che, in base alle migliori evidenze, non è in grado di condurre a remissione;
- remissione “alternativa” o “complessa”: quando una persona è risultata non beneficiata dalla cure convenzionali mentre invece guarisce quando si rivolge alla medicina non convenzionale o ad altri metodi di guarigione;
- remissione “miracolosa”: si tratta di casi come quelli studiati dalla Commissione Medica Internazionale di Lourdes, nei quali la guarigione è immediata, completa e avviene in assenza di cure mediche. Sembra dunque trattarsi di casi di remissioni nelle quali uno stato alterato indotto dalla profonda fede, dalla preghiera o dalla meditazione, consente al processo di autoriparazione una maggior libertà di azione.
Altri autori (Turner, 2014; Boyd, 1966) considerano rilevanti anche i casi in cui una persona sperimenti un arresto della malattia che le permette di vivere molto più a lungo rispetto alla prognosi statistica riferita a casi simili al suo. Pur non trattandosi di remissione, infatti, è comunque indice di una possibilità di controllo biologico della malattia da parte dell’organismo.
Ma che studi sono stati fatti su questo fenomeno?
Il grande database: Spontaneous Remission
Il più importante lavoro di documentazione sui casi di remissione spontanea pubblicati nella letteratura medica dalla fine del XIX secolo fino all’inizio degli anni Novanta del Novecento, è stato realizzato per l’Institute of Noetic Sciences (IONS) da Brendan O’Regan e Caryle Hirshberg. Il testo Spontaneous Remission. An Annotated Bibliography, pubblicato nel 1993, costituisce la maggiore base dati esistente composta da più di 3.500 riferimenti provenienti da oltre 800 riviste pubblicate in 20 lingue diverse. Di questi, 2.009 riguardano casi di neoplasie, 788 si riferiscono ad altre malattie e ulteriori 783 citazioni in appendice rimandano a report che danno una prospettiva storica del fenomeno e che avanzano conclusioni sulle cause di remissione, sia di tipo clinico e sperimentale che di tipo comportamentale e spirituale.
Il libro è stato messo dall’IONS a disposizione del pubblico e reso disponibile online. Tra tutti i riferimenti, alcuni casi sono stati riportati in forma integrale. Di questi, 261 riguardano remissioni spontanee dei più diversi tipi di neoplasie mentre altri 120 casi si riferiscono alla remissione di altre malattie.
I casi di remissione spontantea sono davvero così rari?
Gli autori di questo lavoro sostengono che i casi di remissione sono rari rispetto all’incidenza delle malattie rilevate nel report, ma affermano che siano comunque molto più frequenti di quanto il numero di pubblicazioni lasci supporre. A loro avviso, esiste una carenza di reporting e di monitoraggio sistematico a lungo termine dei pazienti, la quale può doversi alle seguenti ragioni:
- la remissione è spesso considerata il risultato di un errore di valutazione diagnostica fatto in precedenza;
- la remissione non si presta alla ricerca, dal momento che viene rilevata solo dopo essere avvenuta, e presumibilmente non lascia traccia riguardo il modo in cui possa essersi verificata;
- i clinici hanno mostrato una mancanza di volontà di segnalare i loro casi alla letteratura medica, possibilmente per paura di ricevere critiche dai loro colleghi;
- la qualità dei report delle remissioni è molto variabile, rendendo di difficile valutazione la constatazione di una reale remissione;
- i casi riportati dalla letteratura psicologica offrono limitate evidenze cliniche, mentre i casi riportati dalla letteratura medica contengono pochi dati circa la storia personale dei pazienti.
In ogni caso, quello delle remissioni è un fenomeno emergente in medicina. Il numero delle pubblicazioni riguardanti i casi di remissione spontanea è in forte aumento. Nel database bibliografico PubMed3 il numero di riferimenti per le chiavi di ricerca spontaneous remission o spontaneous regression, passa dai 14.823 del periodo 1966-1992 ai 44.152 attuali. Si è dunque avuto un aumento del 198% negli ultimi 31 anni. Se poi inseriamo le stesse chiavi di ricerca nei titoli o abstract degli articoli, passiamo dai 1.629 riferimenti del periodo 1966-1992, ai 7.272 attuali, con un aumento del 346%.
Cosa sappiamo oggi dei fattori che portano alla remissione?
Dall’analisi di tutti i casi e dalle review dei lavori di altri medici e studiosi, inclusi nel volume Spontaneous Remission, Hirshberg e O’Regan riassumono le varie ipotesi maturate, durante il corso del Novecento, sui meccanismi che possano spiegare le remissioni spontanee, soprattutto per quel che si riferisce al cancro.
Ne deriva un quadro multifattoriale. Questo non ci sorprende, soprattutto alla luce delle scoperte sulle forti interrelazioni tra psiche, corpo e ambiente evidenziate a più riprese dalla PNEI e dall’Epigenetica. Se dette interrelazioni intervengono nell’insorgenza della malattia, è sensato pensare che abbiano un ruolo importante anche nel relativo processo di guarigione.
Dal punto di vista biologico, molti autori concordano sul ruolo determinante del sistema immunitario nel riuscire ad eliminare le cellule che alterano corretto funzionamento dell’organismo. Come abbiamo visto negli articoli sulla PNEI e sullo Stress, l’orientamento e l’efficacia della risposta immunitaria in senso antitumorale sono fortemente correlati al fatto che la persona riesca a gestire i suoi livelli di stress. Queste conclusioni vengono inoltre rinforzate dagli studi di tipo psicologico e comportamentale, i quali rilevano come attività e convinzioni capaci di aumentare il livello di rilassamento, di fiducia, la motivazione alla vita, la propria autodeterminazione, la qualità delle relazioni, l’espressione delle emozioni, la salubrità della dieta e l’attività fisica, siano elementi presenti nella gran parte dei casi di remissione spontanea del cancro.
Lo studio qualitativo: il Radical Remission Project
In questi ultimi anni, la psicologa statunitense Kelly Turner, ha dato avvio a un progetto in base al quale le persone che sono sopravvissute al cancro vengono intervistare per chiarire e documentare la loro storia clinica e per raccontare quali siano stati i fattori che, in base alla loro convinzione, abbiano portato alla loro guarigione.
Dopo aver intervistato un centinaio di persone e analizzato un migliaio di casi riportati dalla letteratura, l’autrice ha individuato settantacinque elementi che potevano aver avuto un ruolo nel portare alla remissione, tra i quali però ne esistevano nove che apparivano con estrema regolarità (Turner, 2014), i quali inoltre coincidono con quelli segnalati da Hirshberg e O’Regan. Li indichiamo qui di seguito ricordando che non hanno un ordine di priorità. Alcuni dei sopravvissuti sono ricorsi a tutti questi fattori, altri solo ad alcuni di essi, non esiste una ricetta valida per tutti. Tutte queste persone hanno però in comune una caratteristica: hanno cercato con forza e decisione la propria strada per riprendere a stare bene.
Questo elemento è talmente importante da aver portato la dott.ssa Turner a cambiare il termine da spontaneous remission a radical remission. I sopravvissuti intervistati, infatti, affermavano con forza che di “spontaneo” nella loro remissione non c’era stato proprio niente, dal momento che ciascuno di essi, nel cammino di guarigione, aveva agito un’importante serie di cambiamenti nella propria vita e nel proprio modo di essere.
Fattori di remissione individuati dalla Dott.ssa Turner e descritti nel suo libro Radical Remission:
- cambiamento radicale della dieta (normalmente accompagnato dall’esercizio fisico);
- decidere in prima persona per la propria salute;
- seguire il proprio intuito;
- assumere erbe e integratori;
- lasciar andare le emozioni represse;
- aumentare le emozioni positive;
- circondarsi di supporto sociale;
- cercare una connessione spirituale profonda;
- avere forti ragioni per vivere.
Certo, ognuno di questi fattori merita di essere descritto in modo più ampio e di essere accompagnato dagli studi che forniscano una base scientifica del perché ciascuno di essi può essere davvero efficace nel recupero della salute, ma per ragioni di brevità, fornirò queste informazioni nei prossimi articoli.
A oggi la casistica di remissioni spontanee raccolte da Kelly Turner supera i 1.000 casi. Avendo comprovato l’importanza che per una persona che soffre di cancro può avere sapere che esistono casi simili al suo che sono andati in remissione, la dr.ssa Turner ha creato un portale chiamato The Radical Remission Project, sul quale ognuno può avere accesso alle esperienze di persone che sono guarite dal cancro. Chiunque inoltre può inviare allo stesso portale il proprio caso documentato di remissione, il quale verrà verificato da esperti prima di essere pubblicato. La persona potrà inoltre descrivere la sua esperienza di guarigione, raccontando quali iniziative abbia intrapreso per tornare in salute.
La forza di questo progetto è che chiunque abbia interesse può non solo consultare liberamente tutti i casi di remissione spontanea pubblicati, ma ha anche l’opportunità di mettersi in contatto con i sopravvissuti. E sappiamo quando la fiducia e il supporto mutuo siano importanti in un momento di difficoltà come quello rappresentato dalla malattia.
False speranze o realtà da analizzare?
Dalle eccezioni alla regola, nella storia della scienza, sono spesso derivate conoscenze importanti, dunque le remissioni spontanee, nei casi di malattie normalmente ritenute progressive, dovrebbero ricevere molta più attenzione.
I dati delle remissioni possono inoltre aiutare chi sta vivendo l’esperienza della malattia a creare l’atteggiamento più favorevole al miglioramento. La maggior consapevolezza e la condivisione delle dinamiche di remissione può fornire degli elementi utili a creare nell’approccio dei medici quella sensibilità e quell’atteggiamento sulla prognosi che, lasciando aperta la porta alla speranza, può trasmettere più ottimismo al paziente, migliorando le sue aspettative e dunque le sue chance di guarigione.
Gli studi sull’effetto placebo confermano che un atteggiamento mentale positivo può influenzare la sopravvivenza e l’esito del problema ma dall’altra c’è chi crede che la biologia sia il destino e che suggerire un atteggiamento positivo, divulgando l’esistenza dei casi di remissione, possa indurre false speranze.
A tal proposito, vale la pena di riflettere su cosa si intende per “false speranze”. Dare false speranze vuol dire indurre le persone a sperare in qualcosa che non è realizzabile o che è falso. Riguardo i casi di remissione spontanea, è vero che ancora non sono stati spiegati, ma sono pur sempre veri. Quelle persone sono veramente guarite dal cancro contro ogni pronostico delle statistiche ufficiali. Questa è la differenza. Dire a una persona «Sicuramente guarirai» è una falsa speranza, ma dirle «Puoi guarire, puoi tornare a stare bene, è già successo» è semplicemente una porta aperta sulla possibilità; la persona non sa se riuscirà a ristabilirsi ma le viene permesso di sperare. Ciò che serve veramente non è nascondere questi casi ma piuttosto iniziare degli studi sistematici per comprendere la chiave dei processi di guarigione.
«In ogni caso, invece che preoccuparci tanto di sollevare “false speranze” dovremmo preoccuparci allo stesso modo dei pericoli di creare uno scoraggiamento innecessario», usando termini o atteggiamenti che trasmettano al malato un deciso pessimismo riguardo l’evoluzione del suo problema. «Chiaramente, dati affidabili sulle remissioni possono fornire al medico preoccupato un fondamento per offrire al malato una “speranza etica”, la quale è stata riconosciuta come un fattore influente per aiutare a mobilizzare la fiducia e la volontà di vivere del paziente, insieme ad altri fattori che possono aiutarlo nel ritorno alla salute» (entrambe le citazioni da Hirshberg e O’Regan, 1993, pag. 46, traduzione propria).
Al momento non ci sono riviste mediche dedicate allo studio delle remissioni spontanee. Non c’è un Registro Nazionale delle Remissioni. Non c’è un approccio sistematico allo studio dei casi di remissione spontanea né dei possibili meccanismi di guarigione. Non c’è alcun corso insegnato nelle scuole di medicina dedicato a questo fenomeno. Non si sa neanche con che frequenza le remissioni spontanee si verificano, in che tipi di persone e di malattie.
Se la registrazione delle remissioni fosse una prassi e si potesse arrivare a un Registro Nazionale delle Remissioni, così come esistono i Registri Nazionali dei Tumori, si creerebbe una ricchissima base di ricerca che potrebbe portarci a trovare risposte a domande come:
- perché alcune persone sperimentano una remissione di malattie considerate mortali?
- che cos’è unico in loro e che cos’hanno invece in comune?
- ci sono pattern genetici o cromosomici che predispongono una persona alla remissione e un’altra alla progressione di malattia?
- ci sono persone il cui sistema immunitario è migliore di altri nel riconoscere che cosa è estraneo al corpo e che dunque riescono a mantenere l’integrità dell’organismo?
- in che persone, con che tipo di background sociale, psicologico e ambientale la remissione si verifica?
- qual è la durata della remissione e come questa varia con il tipo di problema?
- in quale malattia la remissione è più comune?
- qual è la distribuzione delle remissioni spontanee nel mondo?
- come la mente può mediare nel processo di malattia per aiutare la remissione?
- quali sono gli elementi di tipo psicologico, sociale o altri fattori come cambi di abitudini e stili di vita o gruppi di supporto che agiscono come modificatori della risposta biologica o come fattori di innesco della remissione?
- le profonde credenze religiose, fede o preghiera, come nelle cure di Lourdes, possono fornire un’extra impeto capace di innescare qualche meccanismo naturale di auto-riparazione?
Cosa fare con quel che sappiamo oggi?
Ci vorranno probabilmente decenni per arrivare a studi sistematici, randomizzati e di lungo termine che possano portare a conclusioni maggiormente definite sulle variabili che favoriscono la remissione spontanea e dunque sugli stili di vita che possono prevenire le malattie.
Nel frattempo però è già importante che ciascuno di noi sia a conoscenza che casi di remissione spontanea esistono nei casi di cancro, qualunque possa esserne lo stadio, e di altre malattie. Altrettanto importante è avere la possibilità di conoscere in dettaglio le storie di chi è sopravvissuto, perché ciò rende l’idea della remissione più reale. Sapere che ci sono persone che guariscono in gran parte grazie alle loro forze, può dare un’importante spinta vitale al senso di fiducia nel nostro organismo e nel nostro potere di intervenire in prima persona per ritornare in salute.
Possiamo di conseguenza iniziare a guardare con attenzione ai fattori che le ricerche considerano correlati alle remissioni spontanee, i quali però non devono essere visti come rimedi infallibili né suscettibili di essere considerarsi sostituti delle abituali cure mediche.
A tal proposito, esiste un percorso strutturato che aiuta la persona che lo desidera a trasformare i fattori di remissione in strumenti di vita quotidiana e che vanta più di cinquant’anni di esperienza: si tratta del metodo Simonton che viene insegnato nei Seminari Simonton Health e Simonton Life.
Per quel che riguarda invece l’utilizzo dei fattori di remissione e altre conoscenze di matrice psicosomatica da parte dei professionisti della salute come ulteriore leva terapeutica, si veda la pagina dedicata alla formazione TRALS.
Se vuoi saperne di più o se vuoi capire come partecipare in modo attivo alla tua guarigione o, in generale, alla promozione della salute, contattami.
Bibliografia
Hirshberg C., O’Reagan B. (1993), Spontaneous Remission. An Annotated Bibliography, Institute of Noetic Sciences, Sausalito (CA).
Turner K. A. (2014), Radical remission: surviving cancer against all odds, HarperCollins Publishers, New York.
Boyd W. (1966), The Spontaneous Regression of Cancer, Charles C. Thomas Publisher, Springfield, Illinois.
Note
1 Due siti di riferimento delle statistiche statunitensi su diffusione e tempi di sopravvivenza dei diversi tipi di cancro sono quelli rappresentati dal National Cancer Institute (www.cancer.gov) e dall’American Cancer Society (www.cancer.org).
2 Riguardo l’efficacia delle chemioterapie citotossiche sulla sopravvivenza a cinque anni nei diversi tipi di cancro si veda lo studio di Morgan G., Ward R., Barton M. (2004), “The contribution of cytotoxic chemotherapy to 5-year survival in adult malignancies”, Clin Oncol (R Coll Radiol), Dec;16(8):549-60.
3 PubMed è il database bibliografico prodotto dalla National Library of Medicine degli Stati Uniti, che riunisce pubblicazioni internazionali di tipo medico, farmacologico, biochimico, infermieristico, di biologia molecolare, ecc.. Può essere consultato gratuitamente sul sito http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed.