Capita nella vita di voler dare e ricevere aiuto. Aiutare qualcuno vuol dire tante cose: trasmettere all’altro che per noi è importante; che accogliamo il suo sentire e il suo senso di fragilità e vulnerabilità; condividere con lui la speranza che tutto andrà bene; mettere in evidenza le sue risorse e capacità; aiutarlo materialmente se è in una situazione di scarsa autonomia fisica o economica; confortarlo sul fatto che qualunque cosa accada potrà contare su di noi; aiutarlo a cogliere e godere gli attimi di gioia anche in giornate difficili.
Nel campo delle dinamiche che si muovono tra il nostro mondo interiore e il nostro corpo, la psicosomatica ci ha mostrato che esistono convinzioni, atteggiamenti e vissuti che avvicinano la persona a uno spazio di spinta vitale, e altri che invece la allontanano. Nel primo caso il recupero e la permanenza del benessere psicofisico vengono favoriti, nel secondo diviene più difficile raggiungerli.
E se l’isolamento sociale è uno dei fattori più strettamente connessi a un peggioramento della qualità di vita e a una più alta mortalità, il sostegno di persone con le quali ci sentiamo in buone mani è un contenitore fondamentale per continuare a gioire e a spingere verso la vita.
È dunque importante che chi presta il proprio aiuto sia consapevole della direzione verso la quale “remare” insieme a chi soffre, ossia dell’esistenza di dinamiche virtuose che il suo supporto può alimentare. Per questo ho deciso di intraprendere un corso di formazione a riguardo e di dedicare una sezione di questo sito a chi a chi svolge un ruolo di sostegno, sia in qualità di familiare o amico che di che di carattere professionale e in particolare nelle situazioni di malattia: perché l’esperienza di aiuto possa essere più efficace e ricca sia per chi lo dà che per chi lo riceve.
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