La bilancia emozionale

Tutti, chi più chi meno, attraversiamo la vita compiendo dei saliscendi emozionali. Alcuni di noi li percepiscono come pendii scoscesi, altri come dolci declivi. In alcuni casi durano pochi minuti, in altri giorni o settimane. Nello stabilire intensità e durata di queste escursioni tra benessere e malessere, ciascuno ha un ruolo fondamentale e un importante potere di intervento: alcune persone riescono a contenere i momenti difficili e a tirarsene presto fuori mentre altre si sentono spinte e mantenute sul fondo da una forza invincibile.

Ognuno di noi passa nella vita attraverso eventi difficili e dolorosi per riprendersi dai quali ci vogliono risorse, aiuto e tempo, ma nella maggior parte delle occasioni ciò che decide il nostro stato d’animo non è tanto l’evento in sé quando il significato che noi gli attribuiamo. La nostra convinzione di avere una vita fortunata o infelice dipende dalla ponderazione di ciò che nella stessa va bene, e di ciò che invece va male o manca. Ciò che ci dà gioia e di cui siamo contenti ci regala energia; la frustrazione per ciò che manca o per ciò che non va come vorremmo ce la toglie.

Possiamo perciò pensare al nostro saliscendi interiore come a una bilancia emozionale nella quale abbiamo da una parte il piatto delle cose che ci soddisfano (la salute, il lavoro, gli affetti, le curiosità, le esperienze le passioni, la spiritualità, ecc.) e dall’altro lato il piatto delle cose che invece non ci soddisfano per niente. Il peso dei vari fattori, positivi e negativi, sui due piatti, non dipende solamente dal numero di elementi che vi poggiamo sopra ma anche dal peso specifico che attribuiamo a ognuno di essi.

Faccio un esempio: posso avere nella mia vita tante persone che amo e che mi amano, un lavoro che mi permette di guadagnare bene, essere creativo e migliorare il mondo, posso avere una casa stupenda e già interamente pagata, i miei cari in salute ed essere libero di andare dove voglio nel mondo. In una situazione del genere la bilancia pende totalmente dal lato del benessere? Dipende. Dipende dal valore che io attribuisco a tutte queste cose. Supponiamo che in questa situazione pressoché idilliaca possa giungere la notizia che al mio collega hanno aumentato lo stipendio e a me no.

Quando la bilancia pende totalmente dal lato di ciò
che non va bene e che manca, rischia di bloccarsi

Pensate che questa notizia possa farmi passare da una sensazione di serenità e pienezza a una frustrazione che mi rabbuia e mi fa fremere di sdegno? Anche in questo caso, naturalmente, dipende. Se per me quell’aumento corrispondeva alla conferma del mio valore di persona e professionista, il fatto di non averlo ottenuto avrà un peso così rilevante da far immediatamente pendere la mia bilancia dal lato della negatività. In tal modo, pur in presenza di decine di cose che nella mia vita vanno bene, io percepirò che la mia vita si è impoverita, mi sentirò un disgraziato schiacciato dalla montagna del senso di ingiustizia e delusione, perché sento che il mio lavoro non è stato riconosciuto, non mi sento visto. Se invece io fossi sicuro della mia qualità personale e professionale e la promozione rappresentasse solo la ciliegina sulla torta di un lavoro goduto e ben fatto che «Se non arriva non succede niente, sarà per un’altra volta», quell’evento non sarà mai capace di togliermi il gusto di sentirmi pieno e fortunato.

Ma com’è possibile che quel singolo evento abbia potuto avere tanto peso da far pendere la bilancia dal lato negativo, al punto da farla bloccare in quella posizione di malessere estremo per giorni? Cos’è successo con il peso delle cose positive che avevo messo nell’altro piatto? Semplicemente ho orientato tutta la mia attenzione verso l’inconveniente che mi è successo, dimenticandomi che esiste anche tutto il resto. Spesso quando le cose vanno bene e la vita è generosa con noi, iniziamo ad abituarci a questo stato di cose e a darlo per scontato. In questo modo perde valore, perde il peso che in realtà gli spetta sulla nostra bilancia.

Sbloccare la bilancia

Quando la bilancia è bloccata dal lato delle cose che mancano o che non vanno come noi vorremmo, anche la nostra energia è molto scarsa, è stata consumata da paura, tristezza o frustrazione, abbiamo la sensazione che non riusciremo a uscirne, ci tormentiamo alla ricerca di una soluzione ma non riusciamo a trovarla. E naturalmente non funziona cercare di convincerci che quel problema non è così importante o così minaccioso o che passerà presto, perché abbiamo perso fiducia e speranza.

Una cosa che però sì possiamo fare per fare in modo che la nostra bilancia riprenda a muoversi è prenderci una pausa dalla negatività e spostare l’attenzione su tutto quello che già la vita ci ha regalato e che ci fa stare bene. Un raggio di sole che ci scalda il viso, una cioccolata calda, abbracciare una persona che amiamo profondamente, una passeggiata disintossicante in mezzo alla natura, dipingere, scrivere, fare tutto ciò che ci piace e che ci sposta da una sterile e vischiosa autocommiserazione.

Mettere peso sul piatto delle cose che vanno bene e che danno gioia
permette alla bilancia di sbloccarsi e di riprendere a muoversi

Ricominciare dalla gioia fa ripartire il circolo virtuoso della vitalità. Quanto più io ritrovo spazi di bellezza e piacere tanto più mi ricarico di energie, gioia, voglia di fare e di positività. E tutto questo a sua volta mi permette di vedere i problemi ridimensionati e di trovare nuove soluzioni per gestirli. In questo modo la bilancia può riprendere a muoversi e tendere, se non ancora verso un benessere totale, per lo meno verso un punto di equilibrio in cui, come la maggior parte delle persone, avrò nella vita cose che vanno bene, cose che vanno meno bene, ma avrò ritrovato la speranza di poter risolvere i miei problemi e la lucidità e le forze per poterlo fare.

 Mentre a quasi tutti viene molto naturale dirigere, al minimo inconveniente, tutta l’attenzione verso le cose che vanno male, dimenticandoci delle fortune che abbiamo, la focalizzazione su queste ultime e l’attribuzione di valore alle stesse è qualcosa che va esercitato consapevolmente per farlo diventare un’abitudine, un modo di essere. E quanto più ci sforziamo di osservare e dare rilevanza ai fatti positivi, tanti più iniziamo a vederne e tanto più felice percepiamo la nostra vita.

E se questo è importante quando ci troviamo di fronte a piccoli imprevisti, figuriamoci quando ci accade qualcosa che scuote le fondamenta della nostra vita, come una separazione, la perdita di una persona cara o una diagnosi di malattia. Naturalmente in quei momenti è naturale sentirsi persi, impauriti, forse disperati, senza più ragioni per voler andare avanti, ma poco a poco, non appena recupereremo un minimo di forze e lucidità, potremo provare a far entrare un raggio di sole in un minimo spiraglio, iniziando a mettere peso sul piatto positivo della nostra bilancia.


Nota: il Counseling non è psicoterapia, né un intervento di cura o un’attività sanitaria. Il Counseling è una professione disciplinata dalla Legge n. 4 del 14 gennaio 2013.

Immagini di Luciana Giordo e José Carlos Dominguez

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