Distinguere le convinzioni “sane” da quelle “malsane”

Riconoscere i pensieri malsani con il metodo Simonton

La maggior parte dei pensieri che ci fanno stare male dipende non solo dagli eventi che viviamo ma soprattutto da come rispondiamo a essi. Abbiamo visto nell’articolo Alla radice della guarigione. Aver cura dei propri pensieri come per valutare la capacità di una situazione di spaventarci, di farci arrabbiare, o di scoraggiarci, il nostro cervello riunisce le informazioni di cui dispone, richiama dalla memoria le esperienze pregresse di cui abbiamo notizia, nostre o di altre persone, mentre noi valutiamo se siamo o no in grado di affrontare il tutto.

Nell’articolo Desidero fortissimamente desidero, sull’importanza di avere i propri sogni e progetti, avevamo accennato al fatto che spesso alcune persone non credono che i loro desideri si avvereranno e dunque rinunciano agli stessi e alla parte più preziosa della loro vitalità. È molto frequente che dietro a questa mancanza di speranza si nasconda una convinzione limitante.

Claudio voleva iscriversi alla Facoltà di Biologia Marina dell’Università della sua città, ma era sempre andato male a scuola, maturando la convinzione di non essere abbastanza intelligente per gli studi. Questo pensiero non solo lo portava a rinunciare ai suoi sogni, ma anche a sentirsi a disagio in mezzo alle altre persone perché pensava di valere meno degli altri. Allo stesso tempo però aveva la sensazione che questa sua credenza di non essere abbastanza intelligente fosse semplicemente una presa d’atto della realtà che l’avrebbe potuto proteggere da decisioni sbagliate e delusioni future.

Come facciamo dunque a capire se una credenza che ci riguarda è per noi “sana” o “malsana”? Dal momento che a volte la risposta non è così scontata, per chiarirla possiamo ricorrere al test delle cinque domande del prof. Maxie Maultsby1, provenienti dalla Terapia Cognitivo-Comportamentale:

1. Questo pensiero è basato sui fatti, sulla realtà oggettiva?
2. Questo pensiero pensiero mi aiuta a preservare la mia vita e la mia salute?
3. Questo pensiero mi aiuta a raggiungere i miei obiettivi nel breve, medio e lungo termine?
4. Questo pensiero mi aiuta a ridurre il mio conflitto emozionale?
5. Questo pensiero mi aiuta a sentirmi come desidero sentirmi?

È necessario rispondere “” ad almeno tre di queste domande per considerare una risposta come “sana”.

Quando feci questo test con Claudio, per chiarire se il suo pensiero «Non sono abbastanza intelligente» fosse sano o malsano, queste furono le sue risposte.

1. «Non sono abbastanza intelligente» è un pensiero basato sui fatti, sulla realtà oggettiva?
«No». Claudio sapeva di essere in grado di fare ragionamenti complessi, di scrivere bene e leggere libri impegnativi. Analizzata più in dettaglio la sua carriera scolastica, si rese conto che il fatto di non aver ottenuto dei buoni risultati negli studi era potuto dipendere  da un problema di motivazione, da uno scarso interesse per la maggior parte delle materie, e dalla mancata connessione con gli insegnanti e/o con il loro metodo.
2. Il pensiero «Non sono abbastanza intelligente» ti aiuta a preservare la tua vita e la tua salute?
«No» rispose Claudio «mi deprime e mi fa sentire perso».
3. Il pensiero «Non sono abbastanza intelligente» ti aiuta a raggiungere i tuoi obiettivi a breve, medio e lungo termine?
«Direi proprio di no, mi fa vergognare di me stesso e mi toglie possibilità».
4. Il pensiero «Non sono abbastanza intelligente» ti aiuta a ridurre il tuo conflitto emozionale?
«No anzi, lo acuisce facendomi sentire sbagliato».
5. Il pensiero «Non sono abbastanza intelligente» ti aiuta a sentirti come desideri sentirti?
«Per niente. Io mi vorrei sentire pieno di carica e di orizzonti e questo pensiero mi fa sentire spento e senza via d’uscita».
Con cinque “no” non vi era più alcun dubbio che Claudio si stava lasciando deprimere da una convinzione malsana. Ma ora che lo vedeva chiaramente, cosa poteva fare, mi chiese, per elminarla?

Proprio di questo parleremo nei prossimi articoli.

Se vuoi approfondire l’argomento o se cerchi un aiuto per capire se il tuo modo di pensare, riguardo aspetti importanti della tua vita, sia sano o malsano, contattami.


Bibliografia

Maultsby M. C. (1990), Rational Behaviour Therapy, Rational Self-Help Aids/I’ACT, Appleton (WI)

Note

1 Maxie Clarence Maulstby Jr. (1932-2016) fu uno psichiatra statunitense appartenente al ramo cognitivo-comportamentale. Fu docente all’Università di Howard e fondò il metodo di psicoterapia di auto-aiuto emozionale e comportamentale per la gestione dei propri schemi mentali chiamato Terapia del comportamento razionale.

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