Alla radice della guarigione. Decidere di essere la priorità

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Dopo qualche settimana passata a osservare come ci sentiamo in vari momenti della giornata e a compilare le nostre liste della gioia e dello stress, saremo probabilmente divenuti più consapevoli dei nostri momenti di benessere e malessere e degli eventi che puntualmente o a più riprese li hanno determinati.

A questo punto avremo perciò riunito una certa quantità di informazioni riguardo alle cose per noi importanti alle quali vorremmo dedicare progressivamente più tempo e alle cose che invece preferiremmo ridimensionare, se non addirituttura far sparire dal nostro orizzonte.

Questo ci avrà aiutato a individuare interiormente la direzione verso la quale  procedere per aumentare la nostra qualità di vita e preservare allo stesso tempo la nostra salute. Ora si tratta di decidere di farlo veramente, di iniziare a muovere dei passi per realizzare ciò che sentiamo e sappiamo essere il meglio per noi stessi.

Cosa vuol dire questo? Innanzitutto vuol dire definire quali siano le nostre priorità. Se stiamo cercando di superare o di convivere nel modo migliore possibile con una malattia e decidiamo di voler fare tutto ciò che pensiamo e sentiamo possa farci tornare e restare in buona salute, la priorità siamo senz’altro noi stessi. E per tante persone, mettersi al primo posto, al centro della propria vita, costituisce un cambio epocale, a volte non scevro da sensi di colpa.

Lawrence LeShan, psiconcologo statunitense e studioso del legame tra malattia e vissuto emozionale, nel suo lavoro trentennale con i pazienti oncologici, segnala come fattore ricorrente nei suoi assistiti, la tendenza a mettere da parte i propri bisogni per far posto a quelli altrui. In tal modo, a lungo andare, la persona sente che la sua vita si svuota di senso e interesse, ma allo stesso tempo non ha il coraggio di fare diversamente perché altrimenti pensa di essere cattiva, egoista e si sente “sbagliata” (LeShan, 1994). Si trova dunque in una trappola dalla quale spesso è la malattia stessa che le consente di uscire. Lo stato di “malata” le permette finalmente di ricevere e di concedersi più attenzioni, di dire di no a richieste gravose e di sottrarsi alle aspettative altrui, senza sentirsi in colpa. È un fenomeno che capita spesso e, in effetti, far leva sullo stato di salute può aiutare per lo meno a “rompere il ghiaccio” nel fare pratica con una nuova esperienza, cioè dare la precedenza a ciò che sentiamo buono per noi.

L’ideale sarebbe trovare il coraggio di fare spazio alle proprie esigenze, di esprimere chi si è veramente, indipendentemente dalla presenza di un male fisico, perché semplicemente questo è un diritto di ogni essere umano. Dire dei no è davvero qualcosa di liberatorio, un aprire le porte al possibile per scoprire che, contrariamente ai nostri timori, non crolla il mondo, e che le persone che temiamo di deludere possono trovare nuove modalità di risolvere le questioni, sviluppando la propria capacità di adattamento alla mutata situazione. Questo non vuol dire andare all’estremo opposto, ovvero abbandonare gli altri o divenire insensibili alle loro esigenze, ma significa trovare nuovi equilibri da un punto di vista diverso, nel quale i nostri bisogni pesano per lo meno quanto i loro. A volte si tratta di un cammino non immediato, fatto da tanti piccoli passi, qualcuno in avanti, qualcuno di lato o qualcuno indietro, ma il benessere che genera lo rende estremamente meritevole di uno o più tentativi.

Certo, vi potrete aspettare delle resistenze da parte delle persone intorno a voi. Se per esempio avevate abituato tutta la famiglia a essere servita e riverita, nel momento in cui cercherete di redistribuire i compiti domestici, ci saranno proteste e tentativi di riportare tutto alla situazione precedente; se prima delegavate agli altri le decisioni sul vostro tempo libero e adesso volete decidere in prima persona, qualcuno potrebbe sentirsi offeso. L’invito è di resistere sulle vostre posizioni, se sentite che traducono le vostre necessità profonde, ne vale davvero la pena. E se riuscirete a condividere dal cuore le vostre esigenze, anche i vostri cari saranno portati a comunicare le proprie, e diverrà più facile per la famiglia creare un nuovo spazio di intimità e di vita in comune.

Se vuoi saperne di più o se vuoi iniziare a poter dire dei no per rispettare ciò che senti prioritario e giusto per te, contattami.


Bibliografia

LeShan L. (1994), Cancer as a turning point, Penguin Group, New York.