A volte capita di attraversare dei momenti nei quali sentiamo di essere in una profonda crisi emozionale, ma se qualcuno ce ne chiede ragione non sappiamo descrivere che cosa ci stia succedendo. Siamo consapevoli che diversi problemi siano intrecciati tra di loro, ma riusciamo a percepire solo un grosso nodo informe che ci pesa sul cuore.
E più cerchiamo di scioglierlo ragionandoci su e più si aggroviglia, perché la soluzione non è sul piano mentale, bensì su quello emozionale. È infatti nei momenti di crisi, quando sentiamo di essere in fondo al nostro malessere, ed è viva la ferita che ci fa sentire tristezza, rabbia, dolore o disperazione, che diventa più facile far affiorare quei pensieri negativi, frutto di temi irrisolti, che si ripresentano puntualmente ogni volta che la vita ci mette alla prova.
Normalmente cerchiamo di scappare da quelle sensazioni, raccontantoci che in fondo non è così grave, che tanto siamo abituati, è una cosa che va e viene, che passerà. Per arrivare però alla “spina” che ci crea l’”infezione” interiore è necessario indugiare per qualche momento nel dolore e caricarlo, intensificarlo, creando una sorta di catarsi emozionale.
Quando siamo in balia delle nostre emozioni infatti, il raziocinio è meno attivo, siamo più in contatto con noi stessi ed è più facile che le nostre verità emergano senza filtri. In quei momenti è importante fissare nero su bianco quelle cose che ci diciamo e che alimentano le nostre emozioni dolorose, richiamando pensieri che ci feriscono sempre di più, in un circolo vizioso di intensità crescente che ci lascia alla fine sfiniti.
Lara si dibatteva tra la tentazione di volere un compagno con cui andare a vivere insieme e il desiderio di essere libera. Non capiva il perché di questa indecisione che stava condizionando le sue scelte e mettendo in pericolo le diverse opportunità che aveva a portata di mano in quel periodo, e questo le creava una forte angoscia che iniziava a darle problemi di insonnia.
Un giorno la trovai particolarmente triste, si sentiva in trappola, non sapeva come uscire da quel disagio e iniziò a piangere sconsolatamente. Le chiesi di indugiare un poco in fondo a quel dolore e di dirmi quali pensieri le facessero così male. Riuscimmo a mettere a fuoco diverse convinzioni quali:
« Sono vulnerabile, mi sento indifesa»
«Mi abbandoneranno e mi ritroverò di nuovo da sola»
«Non posso fidarmi degli altri e scoprirmi perché il mio nocciolo è troppo fragile»
«La mia relazione di coppia sarà come quella che ha vissuto mia madre, che ha fatto la madre e basta»
«Una relazione seria mi toglierebbe la libertà di studiare, viaggiare, fare esperienze»
«La vita di coppia e la mia voglia di crescere e scoprire sono incompatibili»
Quando Lara confermò di aver espresso tutto quello che le premeva dentro, si sentiva molto provata ma allo stesso tempo più serena e alleggerita. Eravamo riuscite a “estrarre” materiale prezioso. Lara riusciva finalmente a dare un nome al suo tormento, poteva vedere chiaramente quali fossero le convinzioni che stavano condizionando le sue scelte. Il grande nodo informe era stato sciolto e le appariva scomposto nei suoi diversi fili, ovvero problemi più definiti sui quali si poteva finalmente intervenire. Ora che riusciva a vedere lucidamente su cosa poggiavano i suoi timori, poteva chiedersi se quelle credenze, prese una per una, avessero un senso, se fossero sane o malsane per lei e in quest’ultimo caso sapeva che avrebbe potuto trasformarle in un modo di pensare più salutare. Vi racconteremo come nei prossimi articoli.
Se vuoi saperne di più o se vuoi provare a identificare le sfumature del tuo malessere e dei pensieri che lo alimentano, contattami.
Bibliografia
Kaspar C., 2018, Il metodo Simonton anticancro, Feltrinelli.