Alla radice della guarigione. Trasformare le convinzioni malsane nei problemi di salute

Costruire un modo di pensare sano nei problemi di salute con il metodo Simonton

Negli ultimi articoli abbiamo descritto il processo mediante il quale possiamo agire sulle convinzioni, ovvero modellare la nostra visione della realtà per ottenerne la versione che ci fa stare meglio. Dal momento che coltivare pensieri sani è cruciale nel limitare al massimo la risposta da stress, soprattutto quando si presenta un problema di salute, vedremo qui di seguito come applicare questo strumento così potente ed efficace alla gestione delle situazioni di malattia.

Già dagli inizi della sua lunga carriera di supporto ai pazienti oncologici, il dr. Simonton si rese conto che la speranza di guarire e la fiducia nelle proprie possibilità e nelle terapie scelte erano elementi cruciali nella reale probabilità della persona di tornare in salute. Le sue osservazioni, come visto negli articoli sulla speranza e sulla posizione di forza, sono state confermate da numerosi studi successivi.

L’atteggiamento con cui il malato affronta una patologia dipende da tante variabili, prima fra tutte l’idea generale che ha della stessa. Facciamo l’esempio del cancro, dal momento che è in questo contesto che sono stati sviluppati gli strumenti di cui parliamo.

Se la persona che ha ricevuto una simile diagnosi percepisce questa malattia come inguaribile e necessariamente mortale, l’angoscia e il senso di impotenza che accompagnano questi pensieri probabilmente scateneranno un’importante risposta da stress che, se non gestita, potrebbe indebolire la capacità del sistema psicofisico di tornare in equilibrio. Il soggetto potrebbe nutrire questa concezione del cancro perché in famiglia o tra gli amici e conoscenti ha assistito a casi che si sono evoluti tra mille ansie e sofferenze da parte del malato e dei suoi familiari. O magari la sua idea del cancro è rimasta ferma a quella che la malattia era negli anni Ottanta, quando ancora non esistevano né le terapie integrate, né l’immunoterapia, né il sostegno psicologico ed emozionale veniva considerato parte della cura. O ancora, quello che può farlo sentire in trappola è il fatto di temere non solo la malattia ma anche le cure che dovrebbero aiutarlo a superarla. In questi casi la persona si muove in un insieme di scenari accomunati da un grande senso di paura e sofferenza, dai quali non vede via di scampo.

Al contrario, se il soggetto crede che dal cancro si possa guarire, o per lo meno che si possa tenere sotto controllo, se ha fiducia nelle proposte terapeutiche disponibili e nell’integrazione come supporto alla qualità di vita, e se acquisisce buoni strumenti di gestione dello stress, probabilmente sarà più facile per lui gestire il problema di salute e il periodo di terapia da una posizione di forza, fatto che aiuta l’organismo a trovare nuove strade per preservarsi e la persona a rendere più probabile il raggiungimento dei suoi obiettivi.

Dal momento che ci sentiamo per come pensiamo (vedi l’articolo Alla radice della guarigione. Aver cura dei propri pensieri), e che benessere e salute sono strettamente legati, è particolarmente importante prendersi cura dei propri pensieri, soprattutto quando stiamo affrontando una malattia che ci spaventa. Vediamo dunque come applicare il processo di trasformazione delle convinzioni malsane al caso della diagnosi di cancro, partendo dagli esempi di pensieri nocivi più frequenti, per poi spostarci verso scenari più ottimistici.

  1. Riconoscere lo stress emozionale.

Come visto in altri articoli riguardanti la relazione tra emozioni e salute, la paura, il senso di impotenza e il pessimismo sono autentici veleni che rischiano di indebolire l’organismo e di rendere il terreno favorevole alla realizzazione delle aspettative più negative. Nel momento in cui si prova uno stress emotivo intenso riguardo la malattia che è stata diagnosticata, è frequente richiamare dei pensieri che causano ancora più angoscia e che acuiscono il senso di malessere, richiamando ipotesi ancora più nefaste, le quali a loro volta fanno sentire ancora peggio, in un circolo vizioso di intensità crescente. Ora, come menzionato nell’articolo Quando le emozioni fanno paura è naturale, in una situazione che  spaventa, provare tutto lo spettro delle sensazioni appena descritte che non devono certo essere soffocate, anzi è bene riconoscerle ed esprimerle, ogni sentimento è benvenuto. Ciò che però dovrebbe fungere da campanello d’allarme è il fatto che questo stato di malessere duri per vari giorni o settimane.

Quando si verifica una situazione del genere è il momento di fermarsi e raccogliersi in uno spazio di intimità per cercare di comprendere, da soli o con l’aiuto di un esperto, cosa stia succedendo.

  1. Identificare i pensieri alla base del malessere.

Analizzare a fondo queste paure, dar loro un nome, facendo emergere i pensieri che le producono quando diventano pervasive, è un lavoro fondamentale. Non è una cosa piacevole per nessuno indugiare e acuire una sensazione di sofferenza al fine di estrarre la “spina“, ovvero di identificare il pensiero che la provoca, ma ne vale davvero la pena: capire che cosa c’è sotto la montagna informe dell’angoscia, permette di suddividere quest’ultima in problemi singoli, più ridotti, definiti e perciò più facilmente affrontabili.

  1. Mettere per iscritto ciò che emerge.

Prendere un foglio, tracciare una linea nel mezzo e scrivere da un lato i pensieri che emergono, fino a quando non ne arrivino più di nuovi o inizino a ripetersi.

Una generale sensazione di angoscia capace di minare la qualità di vita di chiunque si trovi in questa situazione, potrebbe magari essere data da convinzioni come queste:

  • «Morirò presto, nessuno guarisce dal cancro»
  • «Qualunque cosa io possa fare, sarà tutto inutile»
  • «Non vedrò crescere i miei figli»
  • «Sono diventato un peso per la mia famiglia»
  • «Non sono più attraente come prima, mio marito prima o poi mi lascerà» (a causa dell’intervento o delle terapie)
  • «Non riuscirò più ad avere una buona carriera. Ormai sono fuori dai giochi».
  1. Verificare se i miei pensieri sono sani o malsani.

Nel caso ci siano dei dubbi sul fatto che ciascuna di queste convinzioni sia sana o malsana, è possibile effettuare il test delle cinque domande di Maxie Maultsby, come visto nell’articolo Distinguere le convinzioni “sane” da quelle “malsane”.

  1. Questo pensiero è basato sui fatti, sulla realtà oggettiva?
  2. Questo pensiero pensiero mi aiuta a preservare la mia vita e la mia salute?
  3. Questo pensiero mi aiuta a raggiungere i miei obiettivi a breve, medio e lungo termine?
  4. Questo pensiero mi aiuta a ridurre il mio conflitto emozionale?
  5. Questo pensiero mi aiuta a sentirmi come desidero sentirmi?

Una convinzione è sana quando si risponderà affermativamente ad almeno tre dei quesiti (Maultsby, 1990).

Prendiamo per esempio la prima convinzione «Morirò presto, nessuno guarisce dal cancro», cercate di immedesimarvi nella situazione e sottoponetela al test.

  1. Il pensiero «Morirò presto, nessuno guarisce dal cancro» è basato sui fatti, sulla realtà oggettiva?
  2. Il pensiero «Morirò presto, nessuno guarisce dal cancro» mi aiuta a preservare la mia vita e la mia salute?
  3. Il pensiero «Morirò presto, nessuno guarisce dal cancro» mi aiuta a raggiungere i miei obiettivi a breve, medio e lungo termine?
  4.  Il pensiero «Morirò presto, nessuno guarisce dal cancro» mi aiuta a ridurre il mio conflitto emozionale?
  5. Il pensiero «Morirò presto, nessuno guarisce dal cancro» mi aiuta a sentirmi come desidero sentirmi?

Che risultati avete ottenuto? Normalmente tutti rispondono di no a tutte le cinque domande, con qualche dubbio sulla prima. Avendo collezionato quattro «No» come risposta, la convinzione è sicuramente malsana, ma vale la pena spendere due parole per chiarire le perplessità che emergono rispetto alla prima domanda.

  1. Aprire a nuovi scenari.

La convinzione di morire in breve tempo per il fatto di aver ricevuto una diagnosi di cancro, è data in buona parte, come suggerito in precedenza, dall’idea che si ha della malattia; a questo poi si aggiungono la situazione particolare della persona, il tipo di tumore, la sua estensione e le sue caratteristiche biologiche. Ma indipendentemente da queste ultime, se per me la parola “cancro” è sinomino di morte, è chiaro che penso di non avere speranza, per cui qualunque diagnosi che contenga quel termine ai miei occhi rappresenta il mio destino.

A questo proposito, dal momento che anche la ragione vuole la sua parte, è molto importante aprire nuovi scenari, vedere cioè che in realtà possono accadere molte più cose rispetto all’idea fissa di morire in breve tempo che ho in mente: la malattia può infatti stabilizzarsi e io posso continuare a vivere con una buona qualità di vita ancora per molti anni, in barba a tutti i pronostici; si può verificare una regressione parziale della stessa; si può avere una remissione totale definitiva, è già successo, per una molteplicità di tipi di cancro anche a stadi molto avanzati e sappiamo che si tratta di un fenomeno grandemente sottostimato (vedi a tale proposito l’articolo sulle remissioni spontanee);  si può verificare una guarigione temporanea per un numero determinato di anni; e in caso di recidiva è possibile che il problema venga comunque mantenuto sotto controllo. Il ventaglio delle possibilità è dunque molto più ampio di quello proiettato dalle mie paure, e riuscire a vederlo è molto importante: se lo vedo infatti, non sono più in trappola ma posso decidere dove voglio collocarmi, ho l’opportunità di scegliere di voler credere a delle opzioni più sane che mi restituiscano fiducia e speranza, le “medicine di base”, gli ingredienti fondamentali nei processi di guarigione.

A questo si aggiunge che nessuno conosce il futuro, di conseguenza qualunque cosa negativa possa succedere, non non è mai basata sui fatti, ma sulle nostre paure. La diagnosi perciò è solo una foto di ciò che si vede e si interpreta in questo momento, non è il destino. Una gran parte delle persone che sono guarite dal cancro, incluso i pazienti studiati dal dr. Simonton, erano in situazioni di malattia molto avanzata, con una prognosi che non andava oltre i 12 mesi di vita. Non sappiamo dunque davvero che cosa può succedere, e posti di fronte a molteplici possibilità, possiamo decidere di desiderare il meglio per noi e allo stesso tempo di prepararci per il peggio. Così da un lato restiamo nella nostra vitalità e nel godimento del presente e dall’altro realizziamo gesti concreti che ci aiutino a gestire le nostre paure più grandi rivolte a un ipotetico futuro. È in questo modo che possiamo percepire il nostro potere d’intervento e recuperare serenità, riducendo i livelli di attivazione fisiologica da stress e creando le condizioni migliori affinché il nostro sistema psicofisico possa ritrovare la sua strada verso la salute.

  1. Scegliere lo scenario più favorevole: elaborare le convinzioni sane.

Una volta chiarito che la mia angoscia deriva da una visione di futuro che può essere rimodulata, posso chiedermi: «Cosa preferirei credere, cosa mi farebbe bene credere?». A questo punto possiamo procedere a trasformare le nostre convinzioni malsane, scrivendone la versione sana sul lato opposto del foglio. Queste sono le mie proposte per le frasi portate ad esempio, le quali poggiano su alcuni principi:

  • scelgo la migliore opzione possibile ma non mi attacco a essa; scelgo di restare nella speranza che tutto vada bene, ma preparandomi concretamente a gestire eventuali difficoltà;
  • sono in una posizione di forza: dispongo di tanti strumenti efficaci per tornare in salute, scelgo ciò che è bene per me, e posso contare su un valido aiuto disponibile in ogni momento;
  • sono focalizzato su ciò che sento e sull’attimo che vivo adesso: il tempo può essere sufficiente se speso con presenza;
  • vado bene così come sono, con l’aspetto che ho e le fatiche che vivo: mi amo e sono amato;
  • da questa esperienza può emergere la parte migliore di me e posso lasciarmene sorprendere.
Convinzioni malsaneConvinzioni sane
Morirò presto, nessuno guarisce dal cancro.Posso guarire e vivere in buona salute ancora per molti anni indipendentemente da quanto sono malato oggi, non sarei certo il primo. E se dovesse andare diversamente, avrò le risorse interiori e tutto l’aiuto intorno per affrontare ciò che la vita porterà.
Qualunque cosa io possa fare, sarà tutto inutile.Il mio corpo ha forze di autoguarigione forti e potenti. Io e i terapeuti che si prendono cura di me possiamo fare molto per potenziare il loro lavoro e renderlo ancora più efficace. Questo mi fa sentire fiducioso e accompagnato.
Non vedrò crescere i miei figli.Io e i miei figli abbiamo tutto il tempo che ci serve per stare insieme e scambiarci gli insegnamenti e l’amore che ci nutriranno durante la vita e oltre.
Sono diventato un peso per la mia famiglia.Io sono un regalo per mia moglie e i miei figli. Ogni difficoltà e ogni condivisione aumentano la nostra intimità e rafforzano il nostro amore.
Non sono più attraente come prima, mio marito prima o poi mi lascerà.Mio marito mi ama per come sono, anzi ora lo sento più vicino che mai. Posso fare molto per prendermi cura del mio corpo fino a  sentirmi bene nella mia pelle e possiamo condividere con amore questo mio cammino.
Non riuscirò più ad avere una buona carriera. Ormai sono fuori dai giochi.Quest’esperienza mi ha reso più ricca e consapevole del valore delle persone e delle cose e ne vado fiera. Posso trasmettere agli altri questa ricchezza e usarla per modellare il mio nuovo posto nel mondo, sul lavoro e fuori da esso.
  1. Rileggere a voce alta le frasi e verificarne l’effetto.

Come già indicato nell’articolo Aprire a nuovi scenari e trovare convinzioni più “sane”, la lettura fatta ad alta voce delle frasi sane deve farci sentire molto meglio, più leggeri, fiduciosi e sereni. Se sentiamo che qualcosa stride, che una parola non esprime esattamente ciò che intendiamo, o se la frase ci sembra troppo lunga, possiamo modificarla mantenendone l’essenza e le buone sensazioni che ci fa provare. A quel punto potremo iniziare il lavoro di ripetizione.

  1. Decidere di voler pensare in modo più sano.

Naturalmente, una volta passato il momento di crisi emozionale, e tornato verso una percezione più razionale, potranno presentarsi delle resistenze. È infatti possibile che le frasi sane siano troppo lontane rispetto alla mia visione attuale della situazione: se fino a un minuto fa pensavo «Morirò presto, nessuno guarisce dal cancro», ora trovo assurdo volermi far entrare in testa che «Posso guarire e vivere in buona salute ancora per molti anni indipendentemente da quanto sono malato oggi». L’integrazione di una nuova convinzione è un atto di fiducia, che richiede molte ripetizioni e che si alimenta di un desiderio fondamentale: quello di voler credere a quella frase sana, voler credere di poter guarire e vivere a lungo in buona salute. La spinta di questo desiderio è ciò che consente di mettere in atto il lavoro di acquisizione del nostro nuovo modo di pensare.

  1. Richiamare immagini e sensazioni delle frasi sane quotidianamente.

Come già indicato nell’articolo Dalle convinzioni sane a un nuovo modo di pensare, per trasformare le frasi sane in convinzioni acquisite è necessario un lavoro della durata di 3-6 settimane, nel quale non solo ripeteremo quotidianamente le frasi sane a voce alta, ma richiameremo anche le sensazioni di benessere che esse regalano. Per rendere questo strumento più efficace, sono importanti due dettagli:

  • che la lettura a voce alta delle frasi sane venga realizzata durante o dopo un momento di benessere, nel quale proviamo gioia, gratitudine, serenità, pienezza, ecc.;
  • che a ogni frase venga associata un’immagine capace di rendere quella sensazione più vivida. Per esempio, in corrispondenza della terza frase sana citata anteriormente, posso associare un’immagine di una situazione o attività nella quali mi trovo insieme ai miei familiari che mi faccia sentire più profondamente la forza della nostra intimità.
  1. Se le convinzioni malsane ritornano.

Se in qualunque momento dovesse ripresentarsi una sensazione di angoscia, tristezza, rancore, o altro sentimento che ci fa stare male, potremmo controllare se questo è dovuto a uno dei pensieri malsani già annotati nel nostro foglio, che dunque porteremo sempre con noi. Nel caso dovessimo accorgerci che effettivamente uno o più di quei pensieri sono la causa del nostro cattivo umore, potremo decidere di voler pensare in modo più sano, e a quel punto potremo rileggere a voce alta la convinzione corrispondente e “cullare” per un po’ le sensazioni di benessere che stimola in noi.

  1. Integrazione del nuovo modo di pensare.

Ci renderemo conto che il lavoro è terminato quando ci sembrerà superfluo ripetere le frasi a voce alta perché pensiamo già in quel modo in modo naturale, non abbiamo bisogno di ricordarlo ogni giorno. Inoltre ci sorprenderemo a rileggere le frasi malsane e a chiederci: «Ma veramente io pensavo in questo modo?».

Spero davvero che questo esempio possa aver contribuito a dare un’idea del fatto che sia davvero possibile cambiare pensieri che peggiorano la qualità di vita e sottraggono indebitamente energie al processo di guarigione. Idee fisse limitanti e malsane possono riguardare tutti noi in ogni aspetto della vita e frustrare il raggiungimento dei nostri obiettivi. Sapere che possiamo cambiarle ci restituisce il nostro potere. Quando è presente un problema di salute, queste possono riguardare sia chi è malato che i familiari o  altre persone di sostegno.

Se desideri ulteriori dettagli o se vuoi applicare al tuo caso i benefici della trasformazione delle convinzioni malsane in un modo più sano di pensare, contattami.


Bibliografia

Kaspar C., 2018, Il metodo Simonton anticancro, Feltrinelli

Maultsby M. C. (1990), Rational Behaviour Therapy, Rational Self-Help Aids/I’ACT, Appleton (WI)

Foto di Chris Lawton da Unsplash