È da più di un secolo che la relazione tra emozioni e corpo viene studiata all’interno di ospedali e università in tutto il mondo. Anni di osservazioni, ricerche ed esperimenti, hanno portato le teorie di matrice medica e quelle di matrice psicologica a convergere sul fatto che le variabili psichiche svolgano un ruolo fondamentale sia nell’insorgere delle malattie organiche che nel favorire il ritorno alla salute.
Tra i vissuti emotivi che più frequentemente sono stati associati all’insorgenza di patologie significative, possiamo indicare:
- gli eventi improvvisi e traumatizzanti;
- le profonde e reiterate sofferenze psichiche;
- il senso di disperazione ed impotenza;
- l’incapacità di riconoscere ed esprimere le proprie emozioni;
- la sensazione di trovarsi in una situazione senza uscita;
- il non sentirsi in grado di reagire ai problemi cambiando l’idea che si ha di sé e di come ci si dovrebbe comportare per essere accettati e amati;
- l’impossibilità di trovare un senso alla propria esistenza o un ruolo in mezzo agli altri;
- la difficoltà di riprendersi dopo la perdita di una persona cara o di un progetto di vita.
In base all’intensità e alla durata con cui questi fattori si manifestino, sarà possibile che possano “diventare corpo”, ovvero essere somatizzati.
Fino a che punto si estende la relazione tra psiche e corpo?
Fino a qualche decennio fa, si denominavano patologie “psicosomatiche” quelle per le quali la persona lamentava un reale sintomo a fronte del quale però non si rilevava un’alterazione medica che lo giustificasse, come nel caso del mal di testa, dell’aumentata pressione sanguigna, della gastrite o della sindrome del colon irritabile.
Le discipline di approccio sistemico (come la biologia sistemica, l’epigenetica, la psiconeuroendocrinoimmunologia, le neuroscienze) degli ultimi quarant’anni, hanno invece confermato che la relazione tra psiche e corpo è pervasiva e può riguardare ogni genere di patologia. I vissuti emotivi prima descritti rappresentano nodi di malessere che, se trascurati, possono dunque trasformarsi in un problema fisico ovvero in alterazioni di funzionalità e tessuti del nostro corpo, in un malfunzionamento degli organi interni, dei sistemi endocrino e immunitario e dei meccanismi di riproduzione cellulare.
Possiamo inoltre verificare direttamente, attraverso gli strumenti offerti dalla psicosomatica, fino a che punto sia forte il collegamento tra gli eventi vissuti, la nostra modalità di reazione agli stessi e i sintomi rilevati. Per fare un esempio semplice, sapere finalmente come va a finire una situazione preoccupante da tempo in sospeso, può portare immediatamente ai sintomi del cosiddetto “raffreddore”, che in realtà non è altro che la riparazione delle mucose nasali che si erano ulcerate durante lo stato emotivo di ansia che ci trascinavamo da qualche settimana. Oppure, se usiamo il test muscolare per valutare quale sia l’emozione che sta dietro una scelta di trasferimento in un’altra città, vedremo che la risposta neuromotoria di resistenza del muscolo alla pressione esercitata dal terapeuta è più debole quando la persona immagina l’opzione meno gradita. Il corpo dunque reagisce sempre all’emozione conscia o inconscia prodotta dagli eventi, anche se solo immaginati.
Si può dunque percepire quale possa essere l’impatto organico di grandi tensioni che reiteratamente o durante molto tempo si accumulino nella nostra psiche. Se queste non trovano una modalità di “scarica”, ovvero un modo per essere espresse e modulate, possono portare anche a patologie di una certa importanza come il cancro o le malattie neurodegenerative.
Ascoltarsi per prevenire.
Ascoltare il proprio disagio emotivo così come i segnali di sofferenza che il corpo ci invia, è fondamentale per iniziare a capire quali dei nostri bisogni profondi non stiano ricevendo il rispetto e la priorità che meritano.
Ed è proprio da questa nuova consapevolezza che possiamo partire per fare un po’ di conti con quello che sono stati fino a ora il nostro modo di vivere, pensare e “sentire”, così come il tipo di relazioni che abbiamo costruito con noi stessi e con gli altri. Possiamo interrogarci su cosa è davvero importante al fine di ideare e mettere in atto dei cambiamenti che portino più coerenza tra le nostre necessità fondamentali e le nostre scelte di vita. “Sciogliere” il disagio e le tensioni è proprio ciò che permette al nostro corpo di eseguire il suo naturale ed incessante lavoro di protezione della vita e di ritorno alla salute, senza ulteriori ostacoli e interferenze.
Possiamo dunque fare tanto di nostro per stare bene, intervenendo sul nostro disagio prima che si trasformi in un problema fisico: la pace e l’armonia che costruiamo dentro e fuori da noi sono le vie privilegiate che portano a un benessere vissuto nel corpo e nello spirito.
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