A seguito di una diagnosi per una patologia grave e invalidante, tutta la famiglia di chi è malato sperimenta un profondo cambio di contesto nel quale molti equilibri vengono turbati. Mutano le abitudini, si scatenano le paure di fare troppo poco, di far sentire il proprio caro un peso oppure di soffocarlo; in contropartita può aumentare la frustrazione per il fatto di limitare la propria vita al suo accudimento e di rinunciare a cose importanti per se stessi, mentre allo stesso tempo ci si sente in colpa all’idea di voler chiedere aiuto.
Tutto questo fa aumentare le tensioni in seno all’ambiente familiare, il che nuoce in modo rilevante alla persona che sta male. È per questo motivo che nel metodo Simonton il malato viene accolto insieme alla sua famiglia e si agisce per chiarire quali dinamiche stiano affaticando i suoi membri e in che modo queste possano essere risolte. Si cerca di capire se ci siano problemi di cui non si parla per paura di ferire o di essere giudicati e si sottolinea l’importanza di condividerli e di lasciare che sia chi sta male a spiegare come vuole essere aiutato.
Viene proposto un tipo di comunicazione volto a favorire l’intimità, l’autenticità e l’elaborazione di nuove soluzioni affinché tutte le persone coinvolte possano trovare uno spazio di serenità e di respiro nel quale, se da un lato fanno la loro parte per aiutare chi sta male, dall’altro preservano anche gli spazi irrinunciabili del loro benessere personale. Se ognuno in famiglia si cura di recuperare carica e buonumore, contribuirà a creare un ambiente più rilassato che sarà di giovamento a tutti.
La condivisione e una buona comunicazione possono convertire un momento difficile in uno spazio illimitato di amore e intimità.
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